Ponte di Tiberio

Cesare si trova a Ravenna e fa un discorso ai soldati della XIII legione in cui presenta le ingiustizie subite. I soldati rispondono con un grido di approvazione.
Cognita militum voluntate Ariminum cum ea legione proficiscitur ibique tribunos plebis, qui ad eum profugerant, convenit; reliquas legiones ex hibernis evocat et subsequi iubet. Eo L. Caesar adulescens venit, cuius pater Caesaris erat legatus. Is reliquo sermone confecto, cuius rei causa venerat, habere se a Pompeio ad eum privati officii mandata demonstrat: [...] (De Bello civili I,8)
Approdo naturale sul Mare Adriatico, la foce del Marecchia è punto d'incontro tra commercianti etruschi e greci, prima di finire sotto i celti e poi nel 268 a.C. divenire luogo della fondazione della colonia di diritto latino, Ariminum.
Il Ponte di Tiberio oggi non transita più come all'origine sul fiume Marecchia (Ariminus in latino), che delimitava a Nord le mura di Ariminum e il cui corso è stato nella storia successiva deviato, bensì sul canale del porto di Rimini che termina poco dopo il ponte in uno specchio d'acqua squadrato da eleganti delimitazioni in cemento di un parco pubblico. Iniziato all'epoca di Augusto nel 14 d.C. fu concluso nel 21 d.C. sotto il secondo dei cesari, il figlio dell'ultima moglie di Ottaviano, Livia Drusilla e del suo precedente marito Tiberio Claudio Nerone, Tiberio (gens Claudia), di cui il ponte porta ancora il nome. Su di esso confluivano le due vie che giungevano da nord: la Via Emilia (la via in direzione Nord-Ovest/Sud-Est che congiungeva Ariminum con Placentia, passando per Caesena, Forum Popilii, Forum Livii, Faventia, Forum Cornelii, Claterna, Bononia, Mutina, Regium Lepidi, Tannetum, Parma, Fidentia) e la via Popilia-Annia che congiungeva la città sul Marecchia con Aquileia (passando per Ravenna, Adria e Altinum). Dopo il ponte la via entra nelle mura e diventa il decumano massimo della città per uscire sotto l'arco di Augusto con il nome di Via Flaminia che attraverso Fanum portava a Roma. Il ponte come l'arco è costruito in pietra d'Istria.
Non era dunque ancora costruito quando Cesare, dopo lunga titubanza, consapevole dell'atto grave e irrevocabile che l'attraversameto del Rubicone avrebbe comportato secondo Plutarco e Svetonio, sorvolando completamente la topografia, a cui è solitamente attento nei suoi scritti, secondo l'autore del De bello civili, Cesare entra in Ariminum oltrepassando dopo il Rubicone anche il Marecchia.
Ancora oggi è utilizzato per il transito veicolare ordinario, nonostante il progetto di riqualificazione dell'area che entro il 2017 avrebbe dovuto pedonalizzarlo.


Oscar Testoni - 18/07/2018
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