Niccolò Machiavelli, Il principe

Oscar Testoni, ultima edizione: 04/03/2020

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Nicolaus Maclavellus
ad Magnificum Laurentium Medicem


Non ho trovato tra le mie suppellettili cosa più cara quanto la cognizione delle azioni delli uomini grandi,
imparata con una lunga esperienza delle cose moderne et una continua lezione delle antique
.


I. Quot sunt genera principatuum et quibus modis acquirantur

II. De principatibus hereditariis
Minori difficoltà a mantenerlo - basta un principe di ordinaria abilità (industria) per mantenersi nel suo stato
se non è una estraordinaria et eccessiva forza che ne lo privi, ma alla prima disgrazia lo riacquista

III. De principatibus mixtis
Nel principato nuovo consistono le difficoltà
    Gli uomini mutano volentieri credendo migliorare, ma vedono poi aver peggiorato:
  • il principe ha nemici tutti quelli che ha offeso nell'occupare il principato
  • e non può mantenere amici quelli che lo hanno aiutato per non poterli soddisfare come credevano.
E' ben vero che, acquistandosi poi la seconda volta e' paesi rebellati, si perdono con più difficultà; perché el signore, presa occasione dalla rebellione, è meno respettivo ad assicurarsi ...

    Gli stati che si acquistano ad uno antico
  • se sono della STESSA provincia e lingua e non abituati a vivere liberi, è sufficiente spegnere il sangue del loro princiipe antiquo e non alterare le loro leggi e i loro dazi (in brevissimo tempo diventa, con loro principato antiquo, tutto uno corpo)
  • se sono DISFORMI di lingua, di costumi e di ordini, qui sono le difficultà e bisogna:
    • andarvi ad abitare o mandare colonie (non mandare alloggiamenti di soldati, che scontenta tutti ed è molto costosa)
      • si veggono i disordini sul nascere prima che diventino grandi e irrimediabili
      • la provincia non viene spogliata da' tua ufficiali
      • ricorso al principe vicino (motivi per amarlo o temerlo)
      • dissuadere da attacchi esterni
    • difendere i vicini minori potenti senza accrescere la loro potenza e abbassare i potenti

    Esempi
  • ROMANI: Grecia e Guerre macedoniche
    • rimedi per tempo [discosto], il che non è dato se non a uno prudentedifficile a conoscere, ma facile a curare, mentre quando si lasciano crescere facile a riconoscere, ma difficile a curare
    • una guerra evitata, si differisce a vantaggio d'altri
  • LUIGI XII e i suoi sei errori - aveva:
    • spenti e' minori potenti
    • accresciuto in Italia potenzia a uno potente
    • messo in quello uno forestiere potentissimo
    • non venuto ad abitarvi
    • non vi messo colonie
    • tòrre lo stato a' Viniziani

IV. Cur Darii regnum quod Alexander occupaverat a successoribus suis post Alexandri mortem non deficit
    Alessandro Magno conquistò l'Asia in pochi anni e i suoi successori non ebbero altra difficoltà tranne quella che nacque tra loro. Perché?:
  1. Principati governati da un principe e tutti gli altri servi che aiutano a governare quel regno come ministri per grazia del principe. Questi sono difficili da conquistare (non potendo sperare nella ribellione degli amministratori e dovendo contare solo sulle forze proprie) e facili da mantenere una volta conquistati (basta spegnere il sangue del principe perché coloro su cui non poteva sperare prima della vittoria non deve temere dopo la vittoria) - Questo è il caso del Turco e ovviamente di Alessandro Magno.
  2. Principati governati da un principe e da baroni che tengono quella posizione per antichità del sangue e non per grazia del signore. Facile a entrarvi per l'aiuto di qualche barone malcontento (e se ne trova sempre). Poi a mantenerlo nascono difficoltà sia da coloro che hanno aiutato il nuovo principe sia da coloro che sono stati oppressi - Questo è il caso del re di Francia.

V. Quomodo administrandae sunt civitates vel principatus, qui antequam occuparentur suis legibus vivebant
non ciè modo sicuro a possederle, altro che la ruina (ovvero distruggerle)

VI. De principatibus novis qui armis propriis et virtute acquiruntur
Non si meravigli alcuno se, nel parlare che io farò de' principati al tutto nuovi e di principe e di stato, io addurrò grandissimi esempli ...
  • principio di imitazione (es. degli arcieri) intrare sempre per vie battute da uomini grandi
  • ... Moisè, Ciro, Romulo, Teseo e simili
  • ... non si vede che quelli avessino altro dalla fortuna che la occasione (senza quella occasione la virtù dello animo loro si sarebbe spenta, e senza quella virtù la occasione sarebbe venuta invano)
  • Quelli e' quali per vie virtuose ... divetano principi, acquistano el principato con difficultà, ma con facilità lo tengano: e le difficultà ... in parte nascono da' nuovi ordini e modi che sono forzati introdurre ... perché lo introdurre ha per nimici tutti quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi defensori tutti quelli che delli ordini nuovi farebbono bene
    • ...parte per paura delli avversari, che hanno le leggi dal canto loro
    • ...parte dalla incredulità delli uomini; li quali non credono in verità le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza
  • ... se questi innovatori dependono da loro proprii e possono forzare, allora è che rare volte periclitano
  • ... se dependano da altri ... capitano sempre male (es. Girolamo Savonarola)
  • ...la natura de' popoli è varia; et è facile a persuadere loro una cosa, ma è difficile fermarli in quella persuasione. E però conviene essere ordinato in modo che, quando non credono più, si possa far credere loro per forza.
  • Ma quando i principi hanno superato i pericoli e acquistano venerazione, rimangono potenti, sicuri, onorati, felici.
  • Ierone di Siracusa (Gerone II di Siracusa)

VII. De principatibus novis qui alienis armis et fortuna acquiruntur
... con poca fatica diventano [anzi vi volano come dice subito dopo], ma con assai si mantengano ...
    MOTIVI:
  • questi stanno semplicemente in sulla volontà e fortuna di chi lo ha concesso loro, che sono dua cosa volubilissime e instabili
  • e non sanno ... tenere quel grado ... perché se non è uomo di grande ingegno e virtù, non è ragionevole che, sendo sempre vissuto in privata fortuna, sappi comandare
  • e non possono ... tenere quel grado ... perché non hanno forze che li possino essere amiche e fedeli
  • Di poi, gli stati che vengono subito, come tutte le altre cose della natura che nascono e crescono presto, non possono avere le barbe e corrispondenzie loro; in modo che che el primo tempo avverso le spegne
Insomma chi diventa principe per fortuna e armi altrui (quindi vi è volato nel principato) deve fare dopo che il principato c'è già con pericolo per tutto l'edificio e per il principe stesso (Cesare Borgia, chiamato dal vulgo duca Valentino) quelle radici o fondamenta che gli altri principi hanno fatto con grande fatica e virtù prima di entrare nel principato (come Francesco Sforza)

CESARE BORGIA, il duca Valentino

Nonostante avesse fatto tutto quello che un uomo prudente e virtuoso (non in senso morale) avesse dovuto fare per mettere le barbe sue in quelli stati che l'arme e fortuna di altri gli aveva concessi, tanto che non saprei quali precetti mi dare migliori a uno principe nuovo [➩ Cesare Borgia addotto a modello], perdette lo stato, a causa di una estraordinaria ed estrema malignità di fortuna.
  • Descrizione delle azioni operate dal padre Alessandro VI per procurare uno stato al figlio Cesare Borgia
  • Cesare Borgia conquista la Romagna (con la caduta di Faenza) e "sbatte" i Colonnesi, ma si accorge di due cose:
    • le armi degli Orsini (potente famiglia romana) di cui si era valso non gli sembravano fedeli (e non solamente l'impedissino lo acquistare, ma gli togliessino lo acquisto) e ne ebbe una dimostrazione, quando dopo l'espugnazione di Faenza assaltò Bologna, ché li vidde andare freddi in quello assalto [espugnata Faenza il 25 aprile 1501, il Valentino puntò su Bologna e occupò a sorpresa Castel Bolognese. Ma dovette accordarsi con Giovanni Bentivoglio, signore di Bologna, avendo constatato che tanto le milizie degli Orsini, quanto quelle francesi non lo assecondavano (Nino Borsellino, in LIL, Bari 1970-1980)]
    • la volontà di Francia (sul cui favore avevano contato lui e suo padre) non era favorevole a una sua espansione, come si dimostrò quando dopo aver preso il ducato di Urbino, assaltò la Toscana e il re di Francia lo fece desistere.
  • Onde che il duca deliberò non dependere più dalle arme e fortuna altrui
    Necessità che il nuovo principe si fondi su forze proprie -> problema delle milizie
    1. indebolì le parti Orsine e Colonnese in Roma
      • si guadagnò tutti i loro vassalli dando loro stipendi, comandi militari e governi delle terre occupate, in modo da renderli fedeli a sé e non a loro
      • poi cercò di spegnere" e' capi Orsini, avendo dispersi quelli di casa Colonna e questo lo fece volgendosi "agli inganni", dissimulando l'animo suo: si riconciliò con loro, fece doni ed elargizioni, li invitò, li fece strangolare
    2. doveva ridurre pacifica e obediente al braccio regio la Romagna, comandata finora da signori impotenti, che avevano spogliato più che governato i loro sudditi, li avevano disuniti e avevano lasciato che fosse piena di ruberie e liti, e darli buon governo
      1. vi prepose messer Remirro de Orco, uomo crudele ed espedito, al quale dette pienissima potestà ➩ pacificò e unificò la Romagna
      2. poiché sapeva che le crudeltà di Remirro gli avevano procurato dell'odio, per liberare gli animi dei cittadini dal sospetto che le crudeltà fossero imputabili a sé e guadagnarseli, Cesare Borgia, fece trovare Remirro una mattina in dua pezzi in sulla piazza
      3. ... e preposevi uno iudicio civile nel mezzo della provincia, con uno presidente eccellentissimo [Antonio del Monte, uomo colto e di valore], dove ogni città aveva lo avvocato suo [ogni città aveva un avvocato che ne difendeva gli interessi].
  • ormai potente, assicurato dai pericoli presenti, armato a suo modo, "spente" le armi vicine, gli restava, volendo procedere con lo acquisto, il respetto [timore] del re di Francia, che ormai si era accorto dell'errore di far crescere Cesare Borgia e non gli avrebbe concesso di procedere nella sua espansione. Cercò nuove amicizie, rese meno stretta l'alleanza con i francesi nella loro nuova discesa e cercò di fare in modo che non gli nuocessero.
  • ma doveva anche assicurarsi che non gli fosse nemico uno nuovo successore alla Chiesa. Di che pensò assicurarsi in quatro modi:
    1. spegnere tutti e' sangui di quelli signori che lui aveva spogliati ... - FATTO: de' signori spogliati ne ammazzò quanti ne possé aggiungere [raggiungere] e pochissmi si salvorono
    2. guadagnarsi tutti e' gentili uomini di Roma ... per potere con quelli tenere el papa in freno - FATTO: e' gentili uomini romani si aveva guadagnati
    3. ridurre el Collegio [dei cardinali] più suo che poteva - FATTO: e nel Collegio aveva grandissima parte
    4. acquistare tanto impero, avanti che il papa morissi, che potessi per se medesimo resistere a uno primo impeto - QUASI FATTO: ...aveva disegnato diventare signore di Toscana, e possedeva di già Perugia e Piombino, e di Pisa aveva presa la protezione ... Dopo questo, Lucca e Siena cedeva subito, [...] e' Fiorentini non avevano remedio [nel senso che non avrebbero avuto strumenti per resistergli] Il che se gli fussi riuscito (che gli riusciva l'anno medesimo che Alessandro morì), si acquistava tante forze e tanta reputazione, che per se stesso si sarebbe retto, e non sarebbe più dependuto dalla fortuna e forze di altri, ma dalla potenzia e virtù sua.

    MA

  • Alessandro morì dopo cinque anni ch'egli avava cominciato a trarre fuori la spada

    +

  • a tutto aveva trovato remedio, eccetto che non pensò mai, in su la sua morte, di stare ancora lui per morire [parole confessate da Cesare Borgia direttamente al Machiavelli]
  • Machiavelli, alla fine, contraddicendosi, attribuisce a Cesare Borgia un errore: non aver impedito l'elezione di Giulio II.

VIII. De his qui per scelera ad principatum pervenere
... o per qualche via scellerata e nefaria si ascende al principato, o quando uno privato cittadino con il favore delli altri sua cittadii diveta principe dela sua patria
Esempio antico di Agatocle che da privato cittadino di infima condizione divenne re di Siracusa, che con scelleratezza, senza aiuto della fortuna, senza favore di alcuno, attraverso i gradi dell'esercito, mille disdagi e pericoli si guadagnò il principato e lo mantenne dai nemici esterni, senza pericoli interni.
Non si può ancora chiamare virtù ammazzare li sua cittadini, tradire li amici, essere sanza fede, sanza pietà, sanza religione; li quali modi possono fare acquistare imperio, ma non gloria.
Esempio moderno di Oliverotto Firmiano, che usò crudeltà addirittura verso un suo zio benefattore che si era preso cura di lui e gli aveva concesso di farsi strada. Verso di lui fu poi usata da Cesare Borgia (il Valentino) analoga crudeltà. Ad Agatocle invece andò bene, mentre ad altri no. Come mai?
Credo che questo avvenga dalle crudeltà male usate o bene usate. Bene usate si possono chiamare quelle (se del male è lecito dire bene) che si fanno ad un tratto, per necessità dello assicurarsi, e di poi non vi si insiste dentro, ma si convertiscono in più utilità de' sudditi che si può. Male usate sono quelle le quali, ancora che nel principio sieno poche, più tosto col tempo crescono che le si spenghino
Quando dunque si deve prendere uno stato, l'occupatore deve fare tutte in un colpo solo le offese che gli è necessario fare, per non doverle rinnovare e potere invece guadagnarsi gli uomini con benefici. Chi agisce invece diversamente deve sempre avere il coltello in mano, non può mai fare affidamento sui suoi sudditi, a causa delle fresche e continue iniurie. Perché li iniurie si debbono fare tutte insieme, acciò che, assaporandosi meno, offendino meno: e' benefizi si debbono fare a poco a poco, acciò che si assoporino meglio. Questo comunque non spiega perché ad Agatocle sia andato bene e a Oliverotto no.

IX. De principatu civili
La regola fondamentale è l'amicizia del popolo, elemento sempre necessario al principe, sia che questi ascenda al potere per favore popolare sia che lo vogliano i "grandi". Dei grandi infatti il principe non si può fidare per la loro continua ambizione e per la coscienza che hanno di essere uguali al principe da loro creato, mentre del popolo sì, purché non si muti in cieca fiducia. Un principe saggio deve fare in modo che i suoi cittadini abbiano sempre in ogni tempo bisogno dello stato e di lui, così gli saranno sempre fedeli.

X. Quomodo omnium principatum vires perpendi debeat
Le forze di tutti i principati si misurano nei tempi avversi

XI. De principatibus ecclesiasticis
I principi si mantengono potenti in qualunque modo si procedino e vivino. Machiavelli si piega davanti alla constatazione della loro solidità a dispetto di ogni arte di governo e alle cagioni superiori che li assicurano: Costoro soli hanno stati, e non li defendono; sudditi, e non li governano: e li stati, per essere indifesi, non sono loro tolti; e li sudditi, per non essere governati, non se ne curano, né pensano né possono alienarsi da loro. Solo, adunque, questi principati sono sicuri e felici. Ma, sendo quelli retti da cagioni superiore, alle quali mente umana non aggiugne, lascerò il parlarne; perché, sendo esaltati e mantenuti da Dio, sarebbe offizio di uomo presuntuoso e temerario discorrerne

MANTENIMENTO DELLO STATO: LE MILIZIE (XII, XIII, XIV)


XII. Quot sint genera militia et de mercenariis militibus
    E' principali fondamenti che abbino tutti li stati ... sono le buone legge e le buone arme
  • Quot sint genera militia ...
    proprie
    mercenarie
    ausiliarie
    miste
    inutili e pericolose
  • ... de mercenariis militibus
    ... se uno tiene lo stato suo fondato in sulle arme mercennarie, non starà mai fermo né sicuro; perché le sono disunite, ambiziose, sanza disciplina, infedele; gagliarde fra li amici, fra' nimici vile; non timore di Dio, non fede con li uomini, e tanto si differisce la ruina, quanto si differisce l'assalto; e nella pace se' spogliato da loro, nella guerra da' nemici. La cagione di questo è, che le non hanno altro amore né altra cagione che le tenga in campo, che un poco di stipendio, il quale non è sufficiente che voglino morire per te. Vogliono ben esser tua soldati mentre che tu non fa guerra; ma, come la guerra viene, o fuggirsi o andarsene.
    la ruina di Italia non è causata da altro, che per essere in spazio di molti anni ripostasi in sulle arme mercennarie
    E' capitani mercennari, o sono uomini eccellenti, o no: se sono, non te ne puoi fidare, perché sempre aspireranno alla grandezza propria, o con lo opprimere te che li se' patrone, o con opprimere altri fuora della tua intenzione; ma se non è virtuoso, ti rovina per l'ordinario
    ...l'arme hanno ad essere operate o da uno principe o da una republica. El principe debbe andare in persona, e fare lui l'offizio del capitano; la republica ha a mandare sua cittadini: e, qando ne manda uno che non riesca valente uomo, debbe cambiarlo; e, quando sia, tenerlo con le leggi che non passi el segno ...
    Esempi: Roma, Sparta, Svizzeri (armi proprie), Cartaginesi e soprattutto vari esempi del presente italiano (armi mercenarie).

  • XIII. De militibus auxiliaris, mixtis et propriis
    L'arme ausiliarie, che sono l'altre arme inutili, sono quando si chiama uno potente, che con le arme sua ti venga ad aiutare e defendere [...] Queste arme possono essere utile e buone per loro medesime, ma sono per chi le chiama quasi sempre dannose; perché, perdendo, rimani disfatto, vincendo, resti loro prigione
    Esempi di papa Giulio che chiama Ferdinando il Cattolico, dei fiorentini che chiamano i francesi e dell'imperatore bizantino che chiama i turchi.
    Uno principe, per tanto, savio, sempre ha fuggito queste arme, e voltosi alle proprie
    Esempio di Cesare Borgia, Ierone Siracusano, Davide (ma più in senso allegorico che reale), Carlo VII, Luigi XI
    armi solo mercenarie
    armi solo ausiliarie
    < armi miste < armi proprie
    Esempio dell'Imperio romano
    Citando gli Annali di Tacito, Machiavelli ritiene in conclusione quod nihil sit tam infirmum aut instabile, quam fama potentiae non sua vi nixa

    Dunque gli eserciti devono essere propri: E l'arme proprie son quelle che sono composte o di sudditi o di cittadini o di creati tua

    XIV. Quod principem deceat circa militiam
    Debbe, adunque, uno principe non avere altro obietto né altro pensiero, né prendere cosa alcuna per sua arte, fuora della guerra e ordini e disciplina di essa; perché quella è sola arte che si espetta a chi comanda; ed è di tanta virtù, che non solamete mantiene quelli che sono nati principi, ma che molte volte fa gli uomini di privata fortuna salire a quel grado
    Seguono esempi

    LA QUALITÀ DEL NUOVO PRINCIPE
    parte più spregiudicata


    XV. De his rebus quibus homines et praesertim principes laudantur aut vituperantur
    • ... sendo l'intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa.
    • ... uno uomo, che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene rovini infra tanti che non sono buoni.
      Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono, e usarlo e non l'usare secondo la necessità
      segue un elenco di qualità che arrecono o biasimo o lode e Machiavelli ritiene che sarebbe laudabilissima cosa che in un principe vi fossero tutte quelle qualità che sono ritenute buone, ma poiché non si possono avere né interamente rispettare, visto che bisogna agire tra uomini che non sono buoni, bisogna essere così prudenti da sfuggire l'infamia di quei vizi che gli farebbero perdere lo stato, e da quelli che non glielo farebbero perdere, guardarsi, se la situazione glielo consente, ma se non glielo consente, vi si può con meno rispetto lasciare andare

    XVI. De liberalitate et parsimonia
    • La liberalità è perniciosa perché costringe il principe a essere fiscale attirandosi l'odiosità generale
    • La parsimonia -> un vantaggio per i sudditi -> allarga il consenso -> rafforza lo stato

    XVII. De crudelitate et pietate, et an sit melius amari quam timeri, vel e contra
    Una malintesa pietà spesso favorisce sedizioni, lotte, disordini, che turbano la vita dello stato, mentre (torna l'es. di Valentino) la crudeltà non gratuita può assicurare un ordinato vivere civile

    XVIII. Quomodo fides a principibus sit servanda
    RAPPORTI CON GLI ALTRI STATI

    Quanto sia lobabile in un principe mantenere la parola data e vivere con onestà ciascuno lo comprende, tuttavia si vede per esperienza che ai giorni nostri hanno ottenuto risultati grandi quelli che non hanno mantenuto fede alla parola data e abbiano aggirato gli altri con l'astuzia, superando quelli che hanno mantenuto la parola.
    LEGGI ➩ UOMO / FORZA ➩ BESTIA
    IL PRIMO A VOLTE NON BASTA ➩ conviene ricorrere al secondo
    • ... a uno principe è necessario sapere bene usare la bestia e l'uomo
    • ... sendo adunque uno principe necessitato sapere bene usare la BESTIA, debbe di quelle pigliare la GOLPE et il LEONE; perché il leone non si difende da' lacci, e la golpe non si difende da' lupi
    • Non può ... uno signore prudente, né debbe, osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro, e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E se gli uomini fussino tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma perché sono tristi e non la osservarebbono a te, tu etiam non l'hai ad osservare a loro.
    • ... è necessario ... essere gran simulatore e dissimulatore ... ➩ esempio di Alessandro VI
    • A uno principe adunque non è necessario avere tutte le ... qualità [del cap.XV], ma è bene necessario parere di averle , e parendo di averle sono utili; come parere pietoso, fedele, umano, intero, religioso, ed essere; ma stare in modo edificato con l'animo che, bisognando non essere, tu possa e sappi mutare el contrario. Soprattutto un principe nuovo non può osservare tutte quelle qualità per le quali gli uomini sono ritenuti buoni, sendo spesso necessitato, per mantenere lo stato, operare contro alla fede, contro alla carità, contro alla umanità [noi oggi li chiamiamo crimini contro l'umnità], contro alla religione
      ... non partirsi dal bene, potendo, ma sapere intrare nel male, necessitato
    • Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se'

    XXIV. Cur Italiae principes regnum amiserunt
    TEMA DELLA RUINA D'ITALIA
    ... questi nostri principi, che erano stati molti anni nel principato loro, per averlo di poi perso non accusino la fortuna, ma la ignavia loro ... è comune difetto delli uomini, non fare conto nella bonaccia della tempesta

    XXV. Quantum fortuna in rebus humanis possit, et quomodo illis occurrendum
    FORTUNA E VIRTÙ
    ... iudico potere essere vero che la fortuna sia arbitraria della metà delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l'altra metà, o presso, a noi. Et assomiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s'adirano, allagano e' piani, ruinano ...
    ... li uomini, quando sono tempi quieti vi possono fare provvedimenti e con ripari et argini
    ➩ l'Italia è una campagna sanza argini
    Credo, ancora, che sia felice quello che riscontra el modo del procedere suo con le qualità de' tempi: ci sono infatti tempi che richiedono al principe di essere respettivo e tempi che gli richiedono di essere impetuoso.
    Se i tempi cambiano, bisogna adattarsi ai tempi, ma non si truova uomo sì prudente, che si sappi accomodare a questo e variando la fortuna e stando li uomini ne' loro modi ostinati, sono felici mentre concordano insieme, e come discordano infelici.Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che respettivo, perché la fortuna è donna; ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla. E si vede che la si lascia più vincere da questi che da quelli che freddamente procedono. E però sempre, come donna, è amica de' giovani, perché sono meno respettivi, più feroci, e con più audacia la comandano.

    XXVI. Exhortatio ad capessendam Italiam in libertatemque a barbaris vindicandam
    Qui la passione politica prende il sopravvento e ... Machiavelli si lascia andare più all'immaginazione di essa che alla realtà effettuale
    Non vi si potrebbe trovare occasione più propizia di questa per onorare un nuovo principe. Infatti volendo conoscere la virtù di uno spirito italiano, era necessario che la Italia si riducessi nel termine che ella è di presente, e che la fussi più stiava che gli Ebrei, più serva ch'e Persi, più dispersa che gli Ateniesi, sanza capo, sanza ordine, battuta, spogliata, lacera, corsa, e avesse sopportato d'ogni sorte ruina.
    Machiavelli assume un linguaggio religioso, quando osserva che si è visto di recente qualche spirglio in qualcuno (e il riferimento implicito è ancora una volta a Cesare Borgia) che sembrava fussi ordinato da Dio per sua [dell'Italia] redenzione, ma che poi è stato abbandonato dalla fortuna. L'Italia aspetta qualcuno che la guarisca dalle sue piaghe. Vedesi come la prega Dio che le mandi qualcuno che la redima da questa crudeltà ed insolenzie barbare. Quindi Machiavelli non vede quale altra casata se non quella del destinatario con la sua fortuna e virtù, favorita da Dio e dalla Chiesa ... possa farsi capo di questa redenzione. Machiavelli vede addirittura estraordinari sanza esemplo, condotti da Dio: el mare si è aperto, una nube vi ha scorto el cammino, la pietra ha versato acqua, qui è piovuto la manna, ogni cosa è concorsa alla vostra grandezza. El rimanente dovete fare voi. Dio non vuole fare ogni cosa, per non ci torre el libero arbitrio e parte di quella gloria che tocca a noi.
    Invita il dedicatario a provvedersi d'arme proprie, ma di un tipo nuovo la quale resista a' cavalli e non abbia paura de' fanti
    Non si debba adunque lasciare passare questa occasione, acciò che la Italia dopo tanto tempo vegga uno suo redentore: l'Italia lo attende.
    L'opera si conclude con i versi 93-96 della canzone All'Italia di Petrarca, in cui si immagina che l'antico valore italico, ancora non spento prenderà le armi e in poco tempo vincerà contro la selvaggia furia degli stranieri.
    Oscar Testoni, ultima edizione: 04/03/2020




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