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Oscar Testoni, ultima edizione: 04/03/2020
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Nicolaus Maclavellus
ad Magnificum Laurentium Medicem Non ho trovato tra le mie suppellettili cosa più cara quanto la cognizione delle azioni delli uomini grandi,. | |||||||
I. Quot sunt genera principatuum et quibus modis acquirantur | ||||||||
II. De principatibus hereditariis Minori difficoltà a mantenerlo - basta un principe di ordinaria abilità ( industria) per mantenersi nel suo stato se non è una estraordinaria et eccessiva forza che ne lo privi, ma alla prima disgrazia lo riacquista | ||||||||
III. De principatibus mixtis Nel principato nuovo consistono le difficoltà
E' ben vero che, acquistandosi poi la seconda volta e' paesi rebellati, si perdono con più difficultà; perché el signore, presa occasione dalla rebellione, è meno respettivo ad assicurarsi ...
Gli stati che si acquistano ad uno antico
Esempi | ||||||||
IV. Cur Darii regnum quod Alexander occupaverat a successoribus suis post Alexandri mortem non deficit
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V. Quomodo administrandae sunt civitates vel principatus, qui antequam occuparentur suis legibus vivebant non ciè modo sicuro a possederle, altro che la ruina(ovvero distruggerle) | ||||||||
VI. De principatibus novis qui armis propriis et virtute acquiruntur Non si meravigli alcuno se, nel parlare che io farò de' principati al tutto nuovi e di principe e di stato, io addurrò grandissimi esempli ...
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VII. De principatibus novis qui alienis armis et fortuna acquiruntur ... con poca fatica diventano[anzi vi volanocome dice subito dopo], ma con assai si mantengano ...
chiamato dal vulgo duca Valentino) quelle radici o fondamenta che gli altri principi hanno fatto con grande fatica e virtù prima di entrare nel principato (come Francesco Sforza) CESARE BORGIA, il duca Valentino Nonostante avesse fatto tutto quello che un uomo prudente e virtuoso (non in senso morale) avesse dovuto fareper mettere le barbe sue in quelli stati che l'arme e fortuna di altri gli aveva concessi, tanto che non saprei quali precetti mi dare migliori a uno principe nuovo[➩ Cesare Borgia addotto a modello], perdette lo stato, a causa di una estraordinaria ed estrema malignità di fortuna.
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VIII. De his qui per scelera ad principatum pervenere ... o per qualche via scellerata e nefaria si ascende al principato, o quando uno privato cittadino con il favore delli altri sua cittadii diveta principe dela sua patria Esempio antico di Agatocle che da privato cittadino di infima condizione divenne re di Siracusa, che con scelleratezza, senza aiuto della fortuna, senza favore di alcuno, attraverso i gradi dell'esercito, mille disdagi e pericoli si guadagnò il principato e lo mantenne dai nemici esterni, senza pericoli interni. Non si può ancora chiamare virtù ammazzare li sua cittadini, tradire li amici, essere sanza fede, sanza pietà, sanza religione; li quali modi possono fare acquistare imperio, ma non gloria. Esempio moderno di Oliverotto Firmiano, che usò crudeltà addirittura verso un suo zio benefattore che si era preso cura di lui e gli aveva concesso di farsi strada. Verso di lui fu poi usata da Cesare Borgia (il Valentino) analoga crudeltà. Ad Agatocle invece andò bene, mentre ad altri no. Come mai? Credo che questo avvenga dalle crudeltà male usate o bene usate. Bene usate si possono chiamare quelle (se del male è lecito dire bene) che si fanno ad un tratto, per necessità dello assicurarsi, e di poi non vi si insiste dentro, ma si convertiscono in più utilità de' sudditi che si può. Male usate sono quelle le quali, ancora che nel principio sieno poche, più tosto col tempo crescono che le si spenghino Quando dunque si deve prendere uno stato, l'occupatore deve fare tutte in un colpo solo le offese che gli è necessario fare, per non doverle rinnovare e potere invece guadagnarsi gli uomini con benefici. Chi agisce invece diversamente deve sempre avere il coltello in mano, non può mai fare affidamento sui suoi sudditi, a causa delle fresche e continue iniurie. Perché li iniurie si debbono fare tutte insieme, acciò che, assaporandosi meno, offendino meno: e' benefizi si debbono fare a poco a poco, acciò che si assoporino meglio. Questo comunque non spiega perché ad Agatocle sia andato bene e a Oliverotto no. | ||||||||
IX. De principatu civili
La regola fondamentale è l'amicizia del popolo, elemento sempre necessario al principe, sia che questi ascenda al potere per favore popolare sia che lo vogliano i "grandi". Dei grandi infatti il principe non si può fidare per la loro continua ambizione e per la coscienza che hanno di essere uguali al principe da loro creato, mentre del popolo sì, purché non si muti in cieca fiducia. Un principe saggio deve fare in modo che i suoi cittadini abbiano sempre in ogni tempo bisogno dello stato e di lui, così gli saranno sempre fedeli.
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X. Quomodo omnium principatum vires perpendi debeat
Le forze di tutti i principati si misurano nei tempi avversi
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XI. De principatibus ecclesiasticis
I principi si mantengono potenti in qualunque modo si procedino e vivino. Machiavelli si piega davanti alla constatazione della loro solidità a dispetto di ogni arte di governo e alle cagioni superioriche li assicurano: Costoro soli hanno stati, e non li defendono; sudditi, e non li governano: e li stati, per essere indifesi, non sono loro tolti; e li sudditi, per non essere governati, non se ne curano, né pensano né possono alienarsi da loro. Solo, adunque, questi principati sono sicuri e felici. Ma, sendo quelli retti da cagioni superiore, alle quali mente umana non aggiugne, lascerò il parlarne; perché, sendo esaltati e mantenuti da Dio, sarebbe offizio di uomo presuntuoso e temerario discorrerne | ||||||||
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XII. Quot sint genera militia et de mercenariis militibus E' principali fondamenti che abbino tutti li stati ... sono le buone legge e le buone arme
... se uno tiene lo stato suo fondato in sulle arme mercennarie, non starà mai fermo né sicuro; perché le sono disunite, ambiziose, sanza disciplina, infedele; gagliarde fra li amici, fra' nimici vile; non timore di Dio, non fede con li uomini, e tanto si differisce la ruina, quanto si differisce l'assalto; e nella pace se' spogliato da loro, nella guerra da' nemici. La cagione di questo è, che le non hanno altro amore né altra cagione che le tenga in campo, che un poco di stipendio, il quale non è sufficiente che voglino morire per te. Vogliono ben esser tua soldati mentre che tu non fa guerra; ma, come la guerra viene, o fuggirsi o andarsene. ➩ la ruina di Italia non è causata da altro, che per essere in spazio di molti anni ripostasi in sulle arme mercennarie E' capitani mercennari, o sono uomini eccellenti, o no: se sono, non te ne puoi fidare, perché sempre aspireranno alla grandezza propria, o con lo opprimere te che li se' patrone, o con opprimere altri fuora della tua intenzione; ma se non è virtuoso, ti rovina per l'ordinario ...l'arme hanno ad essere operate o da uno principe o da una republica. El principe debbe andare in persona, e fare lui l'offizio del capitano; la republica ha a mandare sua cittadini: e, qando ne manda uno che non riesca valente uomo, debbe cambiarlo; e, quando sia, tenerlo con le leggi che non passi el segno ... Esempi: Roma, Sparta, Svizzeri (armi proprie), Cartaginesi e soprattutto vari esempi del presente italiano (armi mercenarie). | ||||||||
XIII. De militibus auxiliaris, mixtis et propriis L'arme ausiliarie, che sono l'altre arme inutili, sono quando si chiama uno potente, che con le arme sua ti venga ad aiutare e defendere [...] Queste arme possono essere utile e buone per loro medesime, ma sono per chi le chiama quasi sempre dannose; perché, perdendo, rimani disfatto, vincendo, resti loro prigione Esempi di papa Giulio che chiama Ferdinando il Cattolico, dei fiorentini che chiamano i francesi e dell'imperatore bizantino che chiama i turchi. Uno principe, per tanto, savio, sempre ha fuggito queste arme, e voltosi alle proprie Esempio di Cesare Borgia, Ierone Siracusano, Davide (ma più in senso allegorico che reale), Carlo VII, Luigi XI
Citando gli Annali di Tacito, Machiavelli ritiene in conclusione quod nihil sit tam infirmum aut instabile, quam fama potentiae non sua vi nixa E l'arme proprie son quelle che sono composte o di sudditi o di cittadini o di creati tua | ||||||||
XIV. Quod principem deceat circa militiam Debbe, adunque, uno principe non avere altro obietto né altro pensiero, né prendere cosa alcuna per sua arte, fuora della guerra e ordini e disciplina di essa; perché quella è sola arte che si espetta a chi comanda; ed è di tanta virtù, che non solamete mantiene quelli che sono nati principi, ma che molte volte fa gli uomini di privata fortuna salire a quel grado Seguono esempi | ||||||||
parte più spregiudicata | ||||||||
XV. De his rebus quibus homines et praesertim principes laudantur aut vituperantur
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XVI. De liberalitate et parsimonia
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XVII. De crudelitate et pietate, et an sit melius amari quam timeri, vel e contra Una malintesa pietà spesso favorisce sedizioni, lotte, disordini, che turbano la vita dello stato, mentre (torna l'es. di Valentino) la crudeltà non gratuita può assicurare un ordinato vivere civile | ||||||||
XVIII. Quomodo fides a principibus sit servanda RAPPORTI CON GLI ALTRI STATI Quanto sia lobabile in un principe mantenere la parola data e vivere con onestà ciascuno lo comprende, tuttavia si vede per esperienza che ai giorni nostri hanno ottenuto risultati grandi quelli che non hanno mantenuto fede alla parola data e abbiano aggirato gli altri con l'astuzia, superando quelli che hanno mantenuto la parola. IL PRIMO A VOLTE NON BASTA ➩ conviene ricorrere al secondo
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XXIV. Cur Italiae principes regnum amiserunt TEMA DELLA RUINA D'ITALIA ... questi nostri principi, che erano stati molti anni nel principato loro, per averlo di poi perso non accusino la fortuna, ma la ignavia loro ... è comune difetto delli uomini, non fare conto nella bonaccia della tempesta | ||||||||
XXV. Quantum fortuna in rebus humanis possit, et quomodo illis occurrendum FORTUNA E VIRTÙ ... iudico potere essere vero che la fortuna sia arbitraria della metà delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l'altra metà, o presso, a noi. Et assomiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s'adirano, allagano e' piani, ruinano ...➩ l'Italia è una campagna sanza argini Credo, ancora, che sia felice quello che riscontra el modo del procedere suo con le qualità de' tempi: ci sono infatti tempi che richiedono al principe di essere respettivoe tempi che gli richiedono di essere impetuoso. Se i tempi cambiano, bisogna adattarsi ai tempi, ma non si truova uomo sì prudente, che si sappi accomodare a questoe variando la fortuna e stando li uomini ne' loro modi ostinati, sono felici mentre concordano insieme, e come discordano infelici.➩ Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che respettivo, perché la fortuna è donna; ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla. E si vede che la si lascia più vincere da questi che da quelli che freddamente procedono. E però sempre, come donna, è amica de' giovani, perché sono meno respettivi, più feroci, e con più audacia la comandano. | ||||||||
XXVI. Exhortatio ad capessendam Italiam in libertatemque a barbaris vindicandam Qui la passione politica prende il sopravvento e ... Machiavelli si lascia andare più all' immaginazione di essache alla realtà effettuale Non vi si potrebbe trovare occasione più propizia di questa per onorare un nuovo principe. Infatti volendo conoscere la virtù di uno spirito italiano, era necessario che la Italia si riducessi nel termine che ella è di presente, e che la fussi più stiava che gli Ebrei, più serva ch'e Persi, più dispersa che gli Ateniesi, sanza capo, sanza ordine, battuta, spogliata, lacera, corsa, e avesse sopportato d'ogni sorte ruina. Machiavelli assume un linguaggio religioso, quando osserva che si è visto di recente qualche spirglio in qualcuno (e il riferimento implicito è ancora una volta a Cesare Borgia) che sembrava fussi ordinato da Dio per sua [dell'Italia] redenzione, ma che poi è stato abbandonato dalla fortuna. L'Italia aspetta qualcuno che la guarisca dalle sue piaghe. Vedesi come la prega Dio che le mandi qualcuno che la redima da questa crudeltà ed insolenzie barbare. Quindi Machiavelli non vede quale altra casata se non quella del destinatario con la sua fortuna e virtù, favorita da Dio e dalla Chiesa ... possa farsi capo di questa redenzione. Machiavelli vede addirittura estraordinari sanza esemplo, condotti da Dio: el mare si è aperto, una nube vi ha scorto el cammino, la pietra ha versato acqua, qui è piovuto la manna, ogni cosa è concorsa alla vostra grandezza. El rimanente dovete fare voi. Dio non vuole fare ogni cosa, per non ci torre el libero arbitrio e parte di quella gloria che tocca a noi. Invita il dedicatario a provvedersi d'arme proprie, ma di un tipo nuovo la quale resista a' cavalli e non abbia paura de' fanti Non si debba adunque lasciare passare questa occasione, acciò che la Italia dopo tanto tempo vegga uno suo redentore: l'Italia lo attende. L'opera si conclude con i versi 93-96 della canzone All'Italia di Petrarca, in cui si immagina che l'antico valore italico, ancora non spento prenderà le armi e in poco tempo vincerà contro la selvaggia furia degli stranieri. Oscar Testoni, ultima edizione: 04/03/2020
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