Seneca, Epistulae ad Lucilium

periocha epistularum

Oscar Testoni (Ansgarius Magnacapita), ultima editio: 08/07/2022

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Epistula I
Il tempo

Epistula II
Poche letture, ma utili al progresso morale
Molte consonanze coi padri del deserto:
  • stabilitas loci
  • apoftegma del cammello e del cavallo
  • povertà

Epistula III
Giudicare prima di accettare ed affezionarsi a un amico
Confidarsi con l'amico come con se stessi (non confidarsi con tutti, ma nemmeno non fidarsi di nessuno: occorre una mezza via come tra il lavoro e la quiete)

Epistula IV
  • La filosofia rende uomini permettendo di abbandonare la puerilità
  • Liberarsi dalle paure a comnciare dalla peggiore, quella della morte: non può infatti vivere una vita tranquilla chi si preoccupa tropo di prilungarla vivendo tra il timore della morte e l'angoscia della vita et vivere nolunt mori nesciunt. Il timore (non la consapevolezza né la meditazione) dell'ultima ora rende inquiete tutte le altre.
  • La chiusa è sull'essenzilità: ci afanniamo per le cose superflue (e qui una consonanza evenagelica), mentre quanto ci basta è a portata di mano.

Epistula V
  • Come nel cristianesimo (essere nel mondo, ma non del mondo), Seneca invita a essere diversi dal popolo dentro più che esteriormente, evitando attegiamneti estremi che allontanerebero la gente dalla filosofia come quei compotamneti contarari alla natura (frugalità non soferenza): la filosofia promette in primo luogo sensum communem, Humanitatem et congregationem.
  • Ma allora non c'è nessuna differenza tra noi e il popolo? Chi ci osserverà meglio, saprà che siamo siversi dal volgo; chi entrerà nella nostra casa ammirerà noi, piuttosto che il nostro arredamento
  • Infine da Ecatone un pensiero sul timore come legato alla speranza (Cesserai di temere, se cesserai di sperare): timore e speranza, propri di un unanimo inquieto, sono preoccupati dell'attesa del futuro e non si adattano al prsente. Contrariamente agli animali, che fuggito un pericolo si sentoo al sicuro (e l'immagine sarà riutilizzata da Leopardi nel Dialoo di un pastore errante per l'Asia), l'uomo è tormentato non solo dai mali presenti, ma dalla memoria (il rinnovo dell'angoscia della passata paura) e dalla previsione del futuro (anticipazione della futura paura). Questo riemergere dei mali passati insieme ai futuri ad ogni sconfitta fa parte anche delle caratteristiche dell'accidia quale è descritta da Petraraca, sebbene essa abbia in sé - contrariamente a Seneca - anche la causa tomistica di tale male che è proprio la perdita di speranza di salvezza, al contrario di Seneca, che invece vede in quella che nel mondo cristiano è una virtù teologica, la cui perdita è causa di questa malattia interiore, una causa di timore e quindi di male e si impossibilità di vivere il presente. La perdita di speranza di salvezza è la causa del male di vivere anche in Montale.

Epistula VI

Epistula VII
  • La folla (vitanda) turba (con il gioco di parole turbam e turbatur) l'equilibrio faticosamente conquistato
  • L'attenzione si sposta sugli spettacoli capaci di fare tornare in noi i vizi scacciati [si potrebbe dire oggi lo stesso della televisione?]
  • Appassionata descrizione dell'oscena crudeltà degli spettacoli gladiatori in tutte le sue fasi giornaliere (quelli del mattino, la pausa di mezzogiorno, del pomeriggio e della sera)
  • Pur non diventando ostili ai molti di cui si cerca di essere diversi, occorre rifugiarsi in se stessi, frequentare le persone che possono renderci migliori o quelle che possiamo rendere migliori, così rendiamo reciroco il dono perché insegnando impariamo.
  • ..... ... ... ... ...

Epistula VIII

Epistula IX

Epistula X



Epistula XI


Epistula XII

Epistula XIII

Epistula XIV

Epistula XV

Epistula XVI

Epistula XVII

Epistula XVIII

Epistula XIX

Epistula XX




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